Una voce nel silenzio

Nell’ambito del progetto “Terra da abitare, bellezza da custodire” a cura di Salvatore Ligios (personale, Oristano, “Museo Diocesano Arborense”, 2020; Cagliari, “Pontificia Facoltà Teologica”, 2019; Tortolì, “Anfiteatro Caritas”, 2019

Mentre visitavo i Comuni del GAL Barigadu Guilcer alla ricerca di tracce di bellezza e degrado nel paesaggio, ciò che spesso mi colpiva era il silenzio dei luoghi.
Il GAL Barigadu Guilcer è rappresentato dalle due Unioni dei Comuni del Barigadu (Ardauli, Bidonì, Busachi, Fordongianus, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Samugheo, Sorradile, Ula Tirso) e del Guilcer (Abbasanta, Aidomaggiore, Boroneddu, Ghilarza, Norbello, Paulilatino, Sedilo, Soddì, Tadasuni), che si estendono rispettivamente per 330 km lungo la sponda meridionale del Lago Omodeo e per 350 km lungo l’altra sponda del Lago.
Ma nonostante l’estensione notevole del territorio, in tanti paesi mi capitava di non incontrare nessuno per ore, né persone a piedi né macchine per strada, e a volte non c’era neanche il belato delle pecore o l’abbaiare di cani. Incredibilmente mi ritrovavo da sola per lungo tempo, a volte per mattinate intere, magari in compagnia del sole, del vento o della pioggia.
Forse per questa atmosfera che m’invitava alla meditazione e alla contemplazione delle meraviglie che stavo conoscendo, capitava che i confini tra la bellezza e il degrado non fossero per me sempre così netti, come se ci fosse qualcosa di magico, che trasfigurava le cose attorno. Mi sembrava spesso di immergermi in luoghi fiabeschi e senza tempo, che narravano di un grande Lago, l’Omodeo, con una vecchia Diga dismessa e una Casa Fantasma.
Un ragazzo del luogo, Giuseppe, un giorno mi ha portato in un punto dove il Lago da tempo inghiottisce dei piccoli oggetti grigi arrugginiti simili a dei bossoli e tanta schiuma bianca, e in un altro che nasconde sui suoi fondali un’intera foresta fossile: lui mi ha detto che è strano come nonostante tutto questo immenso danno il Lago riesca ancora a sopravvivere e a mantenere intatta la sua bellezza. Per ora, perlomeno.
Un’altra volta lungo un sentiero, alla ricerca di un’antichissima Fonte nuragica, ho trovato una strana barca rovesciata sopra un muretto a secco, arrivata chissà da dove, e ovunque mi girassi c’era sempre qualche lunga e misteriosa ombra che si proiettava sul suolo o sui muri di pietra delle case o delle chiese.
Visitando i tanti paesi attorno a questo grande Lago, una volta in uno di questi mi è sembrato di vedere un vecchio Castello in mezzo al bosco, alla periferia di un villaggio ormai abbandonato dove mi ha accompagnata coi suoi ricordi Cristina, una splendida signora che abita a Ghilarza, che però è nata e cresciuta a Santa Chiara dove il tempo sembra essersi fermato.
Ma penso che il mio incontro più incredibile e indimenticabile sia stato con un vecchio gigante di pietra disteso nell’erba. Sembrava fosse inciampato e caduto, e stesse urlando. Ho immaginato che fosse lì come un monito, per ricordarci con tutta la sua forza di amare, proteggere e rispettare sempre l’ambiente che ci ospita e ci accoglie, per non rischiare di cadere noi nell’incuria, nell’indifferenza, nella negligenza e nella trascuratezza dei nostri territori.
Per me è stata la sua la vera grande voce nel silenzio.