Vedere a colori

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Circa un anno fa, assieme alla mia amica Daniela Meloni di Sinis Table mi è nata l’idea di creare uno spazio di riflessione su vari argomenti di fotografia, racchiusi poi in questa rubrica fotografica. Per il primo compleanno di “Camera con vista” ho pensato di dedicarle un po’ di colore.
Maggio 2021

Noi vediamo i colori esclusivamente per il fatto che i corpi ricevono la luce. I colori non ci appaiono mai identici e non sono mai puri in quanto, a seconda di come cadono le ombre sugli oggetti, i cambiamenti chiaroscurali, essi si confondono e si contaminano l’uno con l’altro. E con loro muta anche l’aspetto dei paesaggi, delle acque e di tutte le cose. Inoltre, la percezione del colore è un fenomeno complesso che coinvolge la fisica della luce, la natura della materia, la fisiologia dell’occhio e la sua interazione con il cervello: ognuno di noi, come una lastra sensibile, lo traduce in una determinata visione attraverso la propria personalità e il proprio vissuto.
Quando la luce colpisce un oggetto, ne segue una sua riflessione sull’organo di senso della vista (l’occhio); gli stimoli luminosi raccolti dai fotorecettori vengono poi trasmessi al sistema nervoso centrale e qui sono elaborati e organizzati affinché possiamo percepirli. Ciò che definiamo colore, quindi, in realtà non è ciò che sta nell’oggetto ma quel che viene creato nella nostra mente e a cui diamo un nome. I colori si appellano all’interpretazione e per la loro natura, impossibile da delimitare o classificare esattamente, restano sempre un po’ enigmatici.
La fotografia a colori nasce tra il 1889 e il 1935. Il fotografo, che fino a quel momento aveva utilizzato solo il bianco, il nero e le tonalità del grigio, deve imparare una nuova grammatica, ossia accostare i colori in modo da “dipingere” il fotogramma come il pittore la sua tavolozza. Inizialmente accolta con scetticismo, in quanto si pensava che i colori avrebbero tolto autenticità alle immagini, rapidamente la fotografia a colori diventa uno vero status symbol.
E’ noto per questo genere il fotografo William Eggleston (1939), che, partendo da soggetti banali, crea un’arte provocatoria, colorata e innovativa. Anche l’italiano Franco Fontana (1933) è un grande fotografo le cui immagini sono legate all’uso del colore, per esprimere emozioni e interpretazioni. Altro fotografo famoso è Martin Parr (1952), che usa sempre colori molto saturi che enfatizzano il lato umoristico dei suoi lavori. Infine, nel novero, non può mancare Steve McCurry (1950), recentemente in mostra a Cagliari con ben 100 scatti: “Steve McCurry – Icons” (Palazzo di Città, dal 13 giugno 2020 al 31 marzo 2021).
Noi fotografi, a differenza dei pittori, non abbiamo il controllo diretto sui colori, ma possiamo inquadrare in modo tale da scegliere quali inserire o escludere durante la fase di composizione dell’immagine. L’accostamento dei colori, da cui dipende il tono della fotografia, può puntare sui contrasti o sull’armonia, ma il suo risultato deve essere sempre equilibrato.
Resto convinta che in fotografia parlar bene il linguaggio potente e complesso del colore non sia semplice, e non basti neanche conoscerne l’alfabeto, la grammatica e la sintassi. Probabilmente non è neanche per tutti perché non tutti riescono a “vedere a colori” e, alla fin fine, ognuno è capace di esprimersi veramente solo su ciò che gli appartiene fino in fondo.
Il mio linguaggio fotografico principale è il bianco e nero, ma amo tutta la fotografia e quella a colori rappresenta per me un’occasione per ampliare orizzonti conoscitivi e sperimentarmi in nuove sfide creative. A seconda dello stato d’animo del momento, alcuni colori mi permettono di esprimermi più di altri. Talora mi è utile scegliere un colore vivace che domina sulla predominanza di colori tenui, altre volte invece, per ricreare un’atmosfera particolare o la magia di un paesaggio, non rinuncio a una luce calda oppure fredda o livida* e mi guardo bene dall’eliminarle con il bilanciamento del bianco** .
Le fotografie cinematografica e televisiva, per esempio, sfruttano molto le dominanti colore che, aggiungendo capacità espressiva e comunicativa alle immagini, sollecitano l’osservatore a “sentire” con più forza determinate emozioni, positive o negative. Perché ad ogni colore è sempre legato uno stato d’animo e “i colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni” (P. Picasso).

Note:
* la dominante cromatica è una tinta che interessa e altera l’intera immagine, per esempio una foto che vira tutta sul rosso, sul verde, sul giallo o sul blu
** processo che consente di rendere naturali i colori delle fotografie, togliendo le dominanti cromatiche quando sono presenti nella luce