Tra fotografia e arte

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Agosto 2020


Ma il fotografo è un artista? La domanda è aperta, e si presta a molteplici riflessioni.
Fin dagli esordi il fotografo viene considerato solo un tecnico: artista è il pittore! – si diceva – perché interpreta la realtà in modo suggestivo, poetico e visionario e non si limita a riprodurla. L’idea che l’arte visiva coincida con la pittura deriva dal fatto che storicamente è stata la pittura a fondare l’identità dell’immagine. Addirittura Beaudelaire nel 1859, agli albori della fotografia, fa una critica ferocissima e velenosa contro questa straordinaria innovazione: “Bisogna dunque che essa torni al suo vero compito, quello di essere la serva delle scienze e delle arti, ma la serva umilissima, come la stampa e la stenografìa, che non hanno né creato né sostituito la letteratura”.
Per opporsi alle critiche ottocentesche di scarsa manualità e troppo realismo, alla fine del XIX secolo un gruppo di fotografi dà vita al Pittorialismo: pensando di individuare il proprio modo di essere arte, la fotografia inizia a “rincorrere” la pittura. Mediante l’uso di pennelli e colori, il fotoritocco e il fotomontaggio, alcuni fotografi affermano di voler trasformare la realtà e non solo più registrarla. Le atmosfere allora diventano morbide, quasi evanescenti, nei soggetti ci sono pochi dettagli, poca nitidezza, e le fotografie sembrano veri e propri disegni o dipinti. In questo modo si convincono di dare alla fotografia la dignità artistica che sembrava esserle negata a causa del suo automatismo meccanico.
Questa pratica non ha lunga vita e i fotografi, ai primi del XX secolo, smettono di imitare la pittura e tentano la via del riscatto dal complesso di inferiorità nei confronti delle arti figurative convenzionali.
La fotografia con la F maiuscola non accetterà più la banalizzazione del suo percorso, né la negazione delle qualità e del gusto artistico necessario per la realizzazione di immagini fotografiche.
Nella prima metà del ‘900, la “Straight Photography” (fotografia diretta) sarà la nuova tendenza del linguaggio fotografico, che si oppone al pittorialismo storico e si batte per individuare e valorizzare lo specifico della fotografia. Si tratta di una definitiva affermazione della fotografia come arte a sé stante proprio attraverso la “riproduzione fedele della realtà”. Abbandonato ogni tipo di referenzialità rispetto alla pittura, la fotografia vuole farsi strada come forma di linguaggio con un’identità ben precisa, che si esprime attraverso la combinazione di forme, luci e toni del bianco e nero.
Divulgatore di questo nuovo credo nel secondo dopoguerra è il grande Ansel Adams (1902-1984), che dichiara: “Fotografare è portare alla luce il proprio mondo interiore”.
Un concetto rivoluzionario, rispetto a chi ancora sosteneva che fotografare equivaleva a premere il pulsante di un apparecchio meccanico che dosa la luce attraverso calcoli matematici. Chi fotografa consapevolmente sa che, fin dalla scelta di cosa fotografa e di come lo fotografa, ne sta dando un’interpretazione personale, perché dietro le immagini non c’è mai solo il suo occhio ma il suo sguardo.
Neanche la fotografia documentaristica consiste nel fare una copia dell’ . Fare vera fotografia è raccontare il mondo secondo la propria personale visione e assumersene la responsabilità. Attraverso un vero linguaggio il fotografo esprime un pensiero, mette in gioco se stesso e trasmette un messaggio che gli permette di comunicare con l’osservatore.
Ma quando il contenuto di un’immagine non è esclusivamente “l’idea” legata a quella immagine, ma qualcosa di molto più personale al fotografo, non stiamo forse parlando di una forma d’arte?
A volte le due categorie di fotografi-puri e fotografi-artisti si mescolano completamente e assistiamo alla contaminazione di linguaggi espressivi diversi. Come per esempio nella fotografia concettuale e artistica, dove i fotografi usano determinati soggetti per esprimere più le loro idee e il loro sentire che i soggetti stessi. La fotografia allora può diventare uno “spazio autoreferenziale ed è esplorata come un nuovo territorio”, un mezzo per sviluppare fantasia, immaginazione e per reinterpretare il mondo.
“La fotografia non è un’arte pura, per sua e nostra fortuna. Non ha nulla di puro: evviva. È un meraviglioso ibrido, fin dall’inizio”. (Michele Smargiassi).

LINK UTILI:
www.dyaphrama.eu
www.sinistable.com

Le fotografie pubblicate sono di proprietà degli autori e sono coperte da copyright.
1. I wait, di Julia Margarer Cameron (1815 – 1879), pittorialismo
2. NYC Subway Portrait, di Walker Evans (1903-1975), straight photography
3. Underwater, di Christy Lee Rogers (1972), fotografia artistica
4. Rejected, di Martin Stranka (1984), fotografia concettuale