Luci, ombre e chiaroscuri

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Ottobre 2020


“Buona Luce” è una saluto assai comune tra i fotografi. Noi, che utilizziamo la luce come i pittori il pennello e gli scrittori la penna, ci auguriamo in questo modo di poter trovare le condizioni ambientali per fotografare al meglio.
Che foto-grafia significhi “scrittura di luce” (dal greco luce, φῶς| phôs, e grafia, γραφή| graphè) è noto a molti ma, per i non addetti ai lavori, che cosa significhi esattamente per un fotografo “scrivere con la luce” può non essere altrettanto evidente. Sicuramente escluderei che sia fare click con la nostra fotocamera, ossia semplicemente “scattare”.
La luce è lo strumento creativo per eccellenza del fotografo e, poiché le scene davanti all’obiettivo possono essere illuminate nelle più svariate maniere, è importante non solo conoscerla dal punto di vista tecnico, ma anche valutarla e “sentirla” qualitativamente. Sarebbe infatti riduttivo pensare alla luce come a un mero fatto fisico o casuale, avendo potenzialmente in sé molte valenze allegoriche e simboliche che denotano e connotano il linguaggio di un fotografo. É vero che tecnicamente, con l’esposizione, dobbiamo dosare la quantità di luce che arriva sugli elementi fotosensibili, sensori e pellicole della nostra fotocamera, regolando gli ISO (la sensibilità), l’apertura del diaframma e il tempo di posa. Ma i buoni fotografi usano la luce principalmente come strumento espressivo, come elemento linguistico ed esperienza dell’anima e quindi, perché il messaggio dell’immagine possa essere efficace, in genere si scelgono illuminazione e contenuto in completo accordo.
La luce può avere infinite sfumature diverse: essere naturale o artificiale, bianca o colorata, fredda o calda, diretta o riflessa e cambia a seconda delle ore del giorno, delle stagioni e delle condizioni metereologiche. Inoltre dà origine all’ombra, e luci e ombre sono esattamente le due facce della stessa medaglia in quanto ogni luogo illuminato dal sole viene sempre raggiunto anche dall’ombra. Il chiaroscuro, ossia il contrasto tra le zone chiare dominate dalla luce e quelle scure, dove si addensano le ombre, dà profondità e plasticità ai corpi in quanto rivela le forme, la texture (l’aspetto delle superfici) e il volume dei soggetti fotografati e, accentuando la profondità spaziale dell’ambiente rappresentato, aiuta i fotografi a dare un’illusione di tridimensionalità.
“L’ombra nasce proprio ove vi è la luce” (Metropolis), in fotografia, come in noi stessi e nella vita.
Non è un caso se in un’immagine, dal punto di vista espressivo, per creare una certa atmosfera diventi fondamentale proprio il chiaroscuro e ci siano fotografie, di evidente impronta caravaggesca, in cui il contrasto tra luce e oscurità è così forte che tutto finisce per apparire enigmatico e inquietante. Sono opere fatte prevalentemente di ombre che, quasi fossero fantasmi, diventano il soggetto stesso della fotografia e assumono connotati fortemente simbolici. Quando, per esempio, il soggetto è contemporaneamente fuori dall’inquadratura e dentro l’immagine e le ombre evocano la “presenza di un’assenza”, in essa si creano dei fenomeni di illusione ottica e un’interessante ambiguità visiva.
La luce High-key (chiave alta) e quella Low-key (chiave bassa), sono tecniche di illuminazione – in studio – diverse e opposte, che vengono scelte a seconda della situazione e dello stato d’animo che il fotografo vuole esprimere.
Nelle immagini High-key i soggetti, in genere, sono pieni di luce e hanno ombre molto morbide; risultano quindi luminose e poco contrastate tra i toni scuri e le aree chiare. Per il senso di freschezza, allegria e positività che evoca, la luce High-key è spesso utilizzata per le fotografie di bambini, nei matrimoni o in pubblicità.
Le immagini Low-key sono esattamente il contrario: in esse regna il chiaroscuro, vi è una netta predominanza dei toni scuri e, per via del forte contrasto, vengono enfatizzate le forme e i particolari. Le ombre, simbolicamente, portano l’attenzione sul lato oscuro o emotivo della scena rappresentata e, per questo motivo, la luce Low-key si usa per creare atmosfere drammatiche o noir, misteriose e piene di suspense. Funziona molto bene, per esempio, sul bianco e nero e nella fotografia di ritratto.
Curiosa, infine, la tecnica creativa del Light painting, (letteralmente ‘pittura di luce’), che viene impiegata principalmente per lo still-life ma anche nei ritratti e nei paesaggi notturni: essa prevede di utilizzare, in un ambiente poco illuminato e come se fosse un pennello, una fonte luminosa (torce, lampade..) con cui si disegnano i contorni di un soggetto.

1. “Kawa=Flow”, di Masao Yamamoto
2. “Rosaria Schifani”, di Letizia Battaglia
3. “Out in the streets”, di Joel Meyerowitz
4. “Light Painting”, di Maria Saggese